Manuel Chiacchiararelli

Espandere i sensi (per migliorare la fotografia di wildlife)

L’estate scorsa, dopo giorni di un caldo insopportabile ed opprimente, senza un briciolo di aria, un temporale notturno ha finalmente abbassato le temperature e riportato folate di vento fresco.

Il cielo torna a scoppiare di vita, dopo la prolungata staticità, con il flusso migratorio che riprende il suo corso e i rapaci che possono finalmente volteggiare in cerca di prede.

Ma per noi, poveri bipedi, il cielo resta ancora uno spazio troppo grande da esplorare, anche solo con lo sguardo: bisogna essere attenti, aguzzare la vista, percepire anche il più minimo movimento.

Appoggiato alla macchina, mentre scruto ancora quel limpido oceano, catturo con la coda dell’occhio un’ombra muoversi veloce sul prato di fronte. È un attimo: impugno la camera, faccio due passi e mi volto indietro, sopra le cime degli alberi che mi facevano da cupola.

Eccola: l’aquila reale volteggia veloce senza battere ali, seguendo le correnti del vento. Mi guarda, viene a controllare da vicino e poi sparisce velocemente, lasciandomi qui giù, piccolo e inerme, eppure sorridente.

Rimango a guardare il vuoto, immobile, mentre penso:

“Se non posso il cielo, non mi rimane altro che espandere i miei sensi: è l’unico mezzo che ho per catturare questi momenti”.

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