Ricevo e pubblico con piacere la Nota Critica di Franco Campegiani, che ringrazio di cuore, su Wandering Italia – Un viaggio per riprendersi la vita.
Il viaggio descritto in queste pagine da Manuel Chiacchiararelli si snoda in due direzioni distinte e collegate: all’interno e all’esterno dell’io. Il protagonista (l’autore stesso, novello Odisseo) racconta la lotta ingaggiata contro se stesso nell’impervio tentativo di ritrovare se stesso riannodando il cordone ombelicale che lo lega, come ogni altro vivente, alla matrice da cui viene. La titanica impresa si svolge nel campo di battaglia di una Natura incontaminata, amica quanto avversa nello stesso tempo. Una Natura selvaggia e verace, che nulla ha a che fare con il vezzo letterario ed arcadico di chi, comodamente seduto in salotto o davanti al p.c, o anche sdraiato tra i fiorellini e i soavissimi augelli di un prato, parla e scrive fantasticando di inesistenti mondi idilliaci.
Wandering Italia è un diario autobiografico nutrito di riferimenti e citazioni importanti, ma soprattutto scritto con il sangue. Esperienze dirette e di prima mano, condotte fuori dai circuiti urbani, alla ricerca dello smarrito patto di alleanza dell’uomo con il Creato che lo accoglie. Nel suo faticoso cammino montano, l’autore attraversa balze e foreste, forre e vallate, antichi borghi devastati dai terremoti e semi-abbandonati. E flora e fauna selvatica: alberi secolari e uccelli, cinghiali, orsi, cervi lupi ed altri animali. Poi indigeni fuori dal tempo, resistenti, tenaci. E giovani di passaggio, in cerca di punti fermi da cui ricominciare. Un sogno comune: abbracciare la Terra per costruire una vita più umana. Inversione non utopica per chi, come Manuel, fonda la propria esistenza su di un concreto progetto di rinnovamento interiore.
La Terra è antica, ma la Terra è nuova. Sempre sorprendente e attuale. Ansia di nuovo, pertanto, molto più che nostalgia del passato. Retaggio vivo, pronto a rinnovarsi, e non tradizione sepolta nella tomba memoriale. Ma non si pensi all’utopia di un controesodo teso ad invertire il colossale processo d’inurbamento avvenuto lungo l’arco del ventesimo secolo per opera di sconfinate plebi rurali. Il viaggio proposto da questo giovane e vivace scrittore, ambientato sui monti anziché negli aridi e scontati agglomerati urbani, vuole essere squisitamente esplorativo, alla riscoperta di quei valori che i figli e i nipoti dei cafoni siloniani scesi dalla montagna hanno miseramente smarrito nella babele delle grandi metropoli. E’ lo spirito del bosco, più che il bosco in quanto tale, che Manuel vuole catturare.
Il suo suggerimento non è di tornare a vivere nei boschi, ma di immergervisi per una rigenerazione morale. Lo spirito del bosco, infatti,è in grado di ricondurre l’umano ai propri valori essenziali, sempre e comunque, a prescindere da dove fisicamente si trovi. Edificante, in proposito, il racconto della vecchietta incontrata nelle zone terremotate: “Eravamo poveri, ma poveri veri e non avevamo niente… ma eravamo felici e ricchi di tante cose più importanti della ricchezza. Sono quelle le cose che devi cercare”. Rivoluzione interiore da non confondere in senso ideologico. Nessuna decrescita felice, tanto per intenderci, bensì progetti di emancipazione spirituale che consentano agli uomini di trovarsi, oggi come ieri e come sempre, all’altezza morale del progresso raggiunto.
Una nuova cultura della terra che permetta di tornare a comprendere – con le modalità di oggi, indubbiamente – una cosa elementare che stiamo dimenticando: noi siamo terrestri e non possiamo rinnegare le origini da cui veniamo. Anacronismo? Non direi, visto che lo scrittore interpreta quell’attualissimo bisogno d’anima che nasce dal cuore dei disagi postmoderni, megalopolitani. I valori proposti, per quanto rivoluzionari, non vogliono essere alternativi, ma complementari ai nostri paradisi artificiali, alle nostre gabbie di cemento e di plastica. Tutto nasce dal rifiuto di un modello di vita monotono e semi-robotizzato, quale quello imposto da un lavoro alienante in fabbrica, soddisfacente sotto il profilo economico, ma fallimentare sotto quello della realizzazione intima.
Manuel cade in depressione, in quel vuoto d’anima che – come lui stesso racconta – è molto più dello sconforto e della tristezza, e perfino della disperazione. Ma toccato il fondo, prova a risalire, e la presenza di una figlia, Lara, è fondamentale per indirizzarne le scelte. Sa bene che ha delle responsabilità nei suoi confronti, ma sa anche che, per darle un padre degno di questo nome, deve finalmente prendere in mano la propria esistenza e iniziare a vivere, rifiutando di lasciarsi vivere in balia degli eventi. Non può più farsi rubare a se stesso e soltanto le solitudini montane possono aiutarlo a conoscersi a fondo. Infatti, quando “sei solo, lontano da tutti, non hai più né alibi né scuse per nasconderti e non hai motivo di fingere e cercare di apparire quello che non sei”.
Andare sempre avanti, pertanto, questa la sua terapia. “Camminare, salire, faticare e lottare con i propri muscoli e la propria testa; farsi forza per andare avanti nonostante tutto, anche quando sembra di non farcela; ancora un passo, ancora uno sforzo e poi finalmente la vetta, la visuale libera in ogni direzione”. Non c’è positivo senza negativo, né gioia senza dolore. Non ci sarebbe conquista senza superamento di un limite, di un contrario: “Scopriamo di amare così tanto la vita solo quando ci rendiamo conto che stiamo per perderla”. E Guido, un ciclista di settantacinque anni che in un sol giorno ha percorso centocinquanta chilometri senza battere ciglio, conferma: “Sai, sono arrivato al punto in cui ho benedetto il giorno che ho scoperto di avere il tumore, perché solo allora ho iniziato a vivere veramente”.
“Nel corso degli anni, riflette Manuel, ho imparato che abbiamo risorse illimitate e siamo realmente capaci di fare tutto, se solo riuscissimo a controllare e gestire la forza illimitata dei nostri pensieri”. Sono questi i miracoli. Frutto, sì, della fede, ma della fede in se stessi. Fede autocritica, s’intende, e senza spocchia, che solo la Natura può catalizzare. Perché “è in posti come questi, eletti a miei templi religiosi, che ritrovo il mio Dio, il Grande Spirito a cui mi sono sempre sentito particolarmente legato. Non ho bisogno di altri che si frappongano tra me e chi o cosa ci sovrasta e ci governa”. Ed è una lezione di umiltà, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, dal momento che l’autore è consapevole di essere “un piccolo grande uomo che un attimo si ritrova a sovrastare l’infinito e subito dopo diviene nullità”.
Franco Campegiani
Franco Campegiani è nato nel 1946 e vive a Marino, nei Castelli Romani. I suoi primi testi poetici, L’ala e la gruccia (Roma, 1976) e Punto e a capo(Roma, 1977), sono comparsi nelle collane di Mario dell’Arco, suo padrino letterario. Sempre a Roma, con l’editrice “Carte segrete (“Rossi & Spera”) ha pubblicato nell’86 il testo poetico Selvaggio pallido, con disegni del Maestro Umberto Mastroianni. Nell’89, per i tipi della “Ibiskos”, è uscita, in una collana inaugurata da Domenico Rea, la raccolta poetica Cielo amico. Del 2000 è la silloge Canti tellurici, edita da “Sovera Multimedia” e infine, nel 2012, l’editrice “Tracce” ha pubblicato la silloge Ver sacrum. In campo filosofico ha pubblicato nel 2001, con l’Editore Armando, un saggio dal titolo La teoria autocentrica e nel 2005 ha dato vita, insieme allo scrittore Aldo Onorati e al sociologo Filippo Ferrara, al Manifesto dell’Irrazionalismo Sistematico, ispirato all’opera del filosofo Bruno Fabi. Di costui ha anche curato la postfazione a Il Tutto e il Nulla, nella ristampa dell’Anemone Purpurea del 2006, nonché la prefazione a Delirium, della stessa Editrice, nel 2008. Sempre nel 2008, il Progetto Athanòr, in collaborazione con l’Accademia Internazionale “Città di Roma”, gli ha conferito una laurea honoris causa in filosofia.
Campegiani ha inoltre svolto un’intensa attività giornalistica presso testate specialistiche ed è impegnato sul versante della critica letteraria, nell’organizzazione di eventi multimediali e la promozione di manifestazioni sia artistiche che letterarie, nonché iniziative ecologiche.
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Un tale giudizio è il miglior spot per acquistare il libro.
Decisamente una gran bella critica, mi ha fatto veramente piacere leggerla…
👍👍👍👍 soooo awesome! 😊
Indeed, really happy about it 😍
I can see why! 💖💖
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🥰🥰🥰😊😊😎💖
La leggerò in seguito perché mi sono procurato il tuo libro, che ha la precedenza sulla critica. Le prime pagine mi hanno già catturato!
Alla grande, grazie mille!
Aspetto con ansia le tue impressioni alla fine, allora. Buona lettura!
🤩 Wow
Sì, mi ha fatto davvero commuovere: stupenda!
Bello davvero
Grazie mille 😊🙏🏻 è stata una bellissima sorpresa 🙂🙂
🙏