E a quel paese le vocine! / And f@#k the little voices!

“Ma vaffanculo, a Manuel!”

Questo quello che mi ripeto, più volte al giorno, non perché sia improvvisamente impazzito o abbia una scarsa stima di me stesso, ma per zittire le vocine che sento. E no, non sono neanche diventato schizofrenico: se ci pensate bene le sentite anche voi, spesso, più volte al giorno.

Sono quelle vocine che, quando stai intraprendendo qualcosa, ti dicono: “Eh, capirai… figurati se sta volta va bene!” (oppure: “Tanto va sempre tutto male…” con tutte le variazioni possibili).

Sono quelle che, mentre stai andando al lavoro, ti sussurrano, con sarcasmo: “Guarda che giornata di merda che sarà oggi, eh?”

Oppure quelle che, se decidi di metterti a dieta, mentre sei al supermercato a fare la spesa, ti strillano: “Oh, guarda! Ci sono il gelato e la pizza in promozione! La dieta la inizi domani, eh?” O se hai deciso di rimetterti in forma e stai per andare in palestra, ti suggeriscono: “Oh, ma un’occhiatina a Netflix prima?”

Dite la verità: quante volte avete sentito anche voi quote vocine? Quante volte, per colpa loro, non avete fatto una cosa, ne avete rimandata un’altra e siete venuti meno ad impegni presi con voi stessi? 

Le vocine, ovviamente, sono i nostri pensieri e non sono sempre voci negative quelle che sentiamo: noi tutti, attraverso i nostri pensieri, parliamo a noi stessi, rimproverandoci, incoraggiandoci, sollecitandoci o, come negli esempi sopra, auto-boicottandoci. E se è vero che i pensieri diventano realtà, e che noi siamo quello che pensiamo, perché dovremmo  mai accettare pensieri che ci vogliono limitare? Come rispondereste se fosse un’altra persona a dirvi, sussurrarvi, strillarvi o suggerirvi quanto sopra?

Ecco, io ho soltanto deciso di non ascoltare quelle vocine beffarde che mi tendono tranelli, che mi vogliono mettere i bastoni tra le ruote, che mi portano a procrastinare. 

E quindi, quando mi sento dire: “Dai, questa cosa la facciamo domani…” rispondo, sorridendo: “Ma vaffanculo, a Manuel!”

Provate anche voi, è salutare…

“Fuck off, Manuel!”

This is what I repeat to myself, several times a day, not because I am suddenly mad or have a low self-esteem, but to silence the little voices I hear. And no, I haven’t even become schizophrenic: if you think about it, you hear them too, often, several times a day.

They are those little voices that, when you are undertaking something, tell you: “Eh, will it ever go well, at least once?” (or: “Everything always goes wrong …” with all possible variations).

They are the ones which, on your way to work, whisper to you, sarcastically: “Look what a shit day it will be today, huh?”

Or those who, if you decide to go on a diet, while you’re shopping at the supermarket, yell at you: “Oh, look! There are ice cream and pizza on offer! You start the diet tomorrow, huh? ” Or if you have decided to get back in shape and are about to go to the gym, they suggest: “Oh, what about having a look at Netflix first?”

Tell the truth: how many times have you also heard these little voices? How many times, because of them, you have not done one thing, you have postponed another and have failed in commitments made with yourself?

The little voices, of course, are our thoughts and it is not always negative voices that we hear: we all, through our thoughts, speak to ourselves, scolding, encouraging, urging us or, as in the examples above, self-boycotting ourselves. And if it is true that thoughts become reality, and that we are what we think, why should we ever accept thoughts that want to limit us? How would we respond if it was another person who told, whispered, yelled or suggested us the above?

Here, I have only decided not to listen to those mocking little voices that set me traps, that want to discourage me , that lead me to procrastinate.

And so, when I hear: “Come on, we will do this tomorrow…” I reply, smiling: “Fuck you, Manuel!”

Try it too, it’s healthy…


65 thoughts on “E a quel paese le vocine! / And f@#k the little voices!

  1. per qualche decina d’anni ho avuto alle calcagna una vocina stronza che a me invece diceva: non dimenticare di fare questo e quest’altro, come puoi fare a meno di farlo?

    adesso non so se è ancora lei, ma non l’ascolto più e rinvio, tanto non avrò più il tempo di fare tutto quello che lei vorrebbe; e forse anche lei è diventata meno esigente e meno convinta… ahah

  2. Insieme al dubbio metodico adotto pure il vaffanculo metodico sia nei miei confronti che nei confronti degli altri. Funzionano alla grande! 😉

    1. M’è venuta in mente la scena allo zoo di Bianco, Rosso e Verdone, quando tutti gli animali fanno casino e l’inserviente: “Ma che cazzo sta a succede!” 🤣🤣🤣

      1. (chiari sintomi Napoleonici [sintomatologia inventata ora]… controllare la fase “riporto” e le invocazioni a Sant’Elena…) 🤣🤣

      2. quella sindrome lì si presenta allo sbattere del piede nudo contro lo spigolo del letto, o di un mobile spigoloso… 😮

  3. Io mi mando affan… anche quando ci sono delle cose che devo fare e magari, invece di chiedere una mano, faccio sempre di testa mia e capita che sbaglio qualcosa. Oh, lì i vaffa partono che è una meraviglia, 😂.

Rispondi