Stupisci la vita e stupisciti ancora

Il fine settimana scorso sono stato in Polonia, a Varsavia.

Sono atterrato poco dopo la mezzanotte in un aeroporto sconosciuto e vuoto. Ho preso il primo taxi che, poco dopo, mi ha lasciato in una strada periferica, deserta, fredda.
Ho tentennato cinque minuti, li fermo con la mia valigetta in mano, chiedendomi cosa diavolo facessi in quel posto. Poi è arrivato il mio contatto, la persona che mi ha attirato in questo viaggio, e siamo saliti ad una festa di compleanno dove ho incontrato una cinquantina di persone che non avevo mai visto in vita mia.
Non mi sono sentito fuori posto neanche un secondo, anzi, trovarmi li, lontano da casa, in una città sconosciuta e con persone sconosciute, era la cosa più normale che ci fosse.
Non so come spiegarlo, ma ero propositivo verso quella situazione e verso quelle persone, volevo solo godermi la serata e approfondire quelle conoscenze.
Ho parlato con molti di loro, persone interessanti e piacevoli, e captavo positività nell’aria.
Molti di loro sono artisti, scrittori, fotografi, scultori, chi per gioco chi per lavoro, ma prima di tutto persone positive, propositive, sognatrici.
Come me, ed ecco spiegato il motivo per cui mi sentissi a mio agio in quella festa.
Coincidenze? Non credo…

E, nel frattempo, mi sono avvicinato e ho imparato a conoscere meglio quella persona che mi ha fatto seguire il mio istinto di andare in Polonia.
Abbiamo parlato fino a mattina, i discorsi sono poi continuati ininterrottamente il giorno dopo.
Discorsi importanti, profondi, fino a scordarsi addirittura di andare a dormire…
Verso le 4 della mattina successiva, le ho anche rilasciato un’intervista per la sua radio, nonostante la stanchezza, il vino bevuto, e la voce rauca dalle tante sigarette fumate.
Un’intervista che ho riascoltato pochi giorni fa senza preoccuparmi di come il mio inglese maccheronico fosse ridicolo, di quanti errori grammaticali o di pronuncia abbia fatto.
L’ho riascoltata meravigliandomi di come quell’intervista abbia tirato fuori il vero io, di come mi sia dimenticato subito dell’imbarazzo iniziale dello stare davanti a un microfono, e abbia iniziato invece a parlare dei miei sogni più remoti, della mia visione della vita come è e come dovrebbe essere.
I discorsi con quella persona, le parole dette e quelle ascoltate, sono semplicemente le mie, le più vere, quelle che avevo dimenticato per un po di tempo, che avevo deciso di non ascoltare.

Due ore scarse di sonno, di corsa all’aeroporto e alle 12 di domenica ero già di ritorno a Malmö.
Stanco, ma come svegliato da un sogno bellissimo, un’esperienza importante vissuta in una manciata di ore.
Un’avventura, breve e intensa, che fa tornare la voglia di cercarne di nuove, che fa tornare la forza e la voglia di di stupirmi ancora!

Proprio io che fino a pochi mesi fa stavo morendo di routine…


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