Chiodo scaccia chiodo, dice il proverbio. E i proverbi non sbagliano mai, di solito.
Anche se ancora non ho capito bene come fai a toglierlo quel cavolo di chiodo: batti dalla parte opposta? provi a infilare quello nuovo di lato e poi fai leva?
Non sarebbe più facile con una tenaglia, una pinza, o con il culo del martello-caccia-chiodi? Lo dice anche il nome…ci sono attrezzi apposta per togliere sti maledettisismi chiodi.
E invece no, neanche fossi Macgyver o addirittura Bear Grylls in una improbabile situazione di “estreme survival”.
Ed eccomi qui, perso tra i miei dubbi, la mancanza di utensili adeguati, e un chiodo in mano, nuovo di zecca.
Bello, lucente, appuntito. Sembra assicurarmi che con lui ci riuscirò sicuramente a scacciare quello vecchio che non ne sa proprio di uscire. Ma allo stesso tempo ho quasi la paura che potrebbe diventare uno ancora più difficile da togliere.
Vatti a fidare te…ce ne sono talmente di tanti tipi che non sai mai quali fregature nascondono dietro tanta bella apparenza e decantate qualità. Perché tanto le fregature ci sono sempre, forse basterebbe accontentarsi di quella meno peggio.
E basterebbe così poco: un chiodo che rimane li, forte e sicuro nel tempo, a farsi carico di qualsiasi cosa ci si voglia appendere. Senza invecchiare, senza arrugginire. E senza rovinare e crepare la parete dove ti sei deciso a piantarlo…
Sto divagando, prendendo tempo perché non so che fare.
E quando non sai che fare difficilmente combini qualcosa di buono. Penso che ci sia un proverbio anche per questo, ma a dire il vero i proverbi questa sera mi hanno già rotto le palle.
Magari va a finire che nel tentativo di levare quell’altro rompo anche questo, lo piego, lo butto a fare compagnia con le centinaia di altri disseminati sul pavimento. Oppure finisce ancora una volta che mi do una sonora martellata sulle dita, a ricordarmi nuovamente che la lezione non l’ho ancora imparata.
Peggiore delle ipotesi. Un chiodo che rimane inchiodato, un altro che sfugge di mano e un dolore lancinante nell’eco di bestemmie, mentre mi maledico facendomi carico di tutti dolori di questo mondo così avverso.
Eppure mi viene da ridere, mentre impugno saldo il martello.
Eccomi di nuovo a riprovarci, quando forse sarebbe meglio lasciar stare…ma, d’altronde, chi è artefice del suo mal, pianga se stesso…
O no?
Vecchio ritornello. Già sperimentato. Con esito fallimentare. Perchè il chiodo originario, rimane. Tu puoi utilizzarne di nuovi. Coprono. Ma resta quello che non si riesce a togliere. Finchè non lo togli davvero. Come? Io sto provando a starmene semplicemente ‘senza nuovi chiodi’. Per capire come posso togliere definitivamente il primo. O meglio, come posso abbellire lo stesso chiodo che, se lasciato lì, con tutta la ruggine che porta, rischia di arrugginire gli altri. Già, abbellire…Ovvero, accettare che c’è. Che c’è stato. E immaginarlo colorato. Perchè di tanto male, per esserci stato, qualcosa di bello di me ha tirato fuori. E lo devo preservare. In vista del mio prossimo futuro. Scusami Manuel, magari non c’entra niente tutto questo. Ma ha fatto da risonanza in me, questo. 🙂
c’entra tantissimo invece Roberta, e grazie del tuo pensiero 🙂
Vedi, anche io ho chiodi che ho voluto lasciare attaccati, perchÈ hanno fatto il loro lavoro quando dovevano e a loro ho appeso quadri bellissimi.
Altri invece li ho tolti volutamente, quando mi sono reso conto, troppo tardi purtroppo, che non erano adatti al lavoro che avrebbero dovuto fare…
L’ultimo ancora non lo so, e in quel caso gioco d’anticipo … 🙂
Grazie ancora del passaggio e buona serata !
Ciao Manuel,
ho nominato il tuo blog al Liebster Award (http://jacopomarocco.wordpress.com/2014/02/15/nomination-liebster-award/): sicuramente già sai di cosa si tratta, in ogni caso è tutto spiegato nel post.
Ciao
Jacopo