Esitenze dimenticate

Leggo oggi sul giornale locale una notizia che mi lascia alquanto perplesso.
È un trafiletto, poche righe.

“18 mesi sono passati prima che fosse rinvenuto il cadavere di un uomo nel suo appartamento di Stoccolma. Le bollette venivano pagate automaticamente tramite internet, i vicini non si sono accorti di nulla, nessun familiare o conoscente ha dato l’allarme”

18 mesi…18 mesi per dio!
Un anno e mezzo senza che nessuno si accorgesse della sua mancanza, senza che nessuno si preoccupasse nel non sentirlo o nel non vederlo. E stiamo parlando di una grande città come Stoccolma, non di qualche paese sperduto nell’estremo nord.
Notizie del genere non sono nuove (anzi, proprio ultimamente in Svezia sono alquanto comuni), ma spesso il ritrovamento viene effettuato molto prima “grazie” ai vicini infastiditi dal cattivo odore…
Io comunque non riesco ad abituarmi a storie simili, non posso accettarle come una possibilità, ne per me ne per nessun altro.

Certo, non conosciamo la storia dell’uomo, non sappiamo se avesse una famiglia, che tipo di persona fosse, ecc ecc. Ma, da quel freddo trafiletto, si presume che fosse connesso al mondo esterno, almeno per via del computer con il quale pagava bollette e affitto.
E allora mi viene da pensare: è stato l’uomo a volersi tagliare fuori deliberatamente dalla società o è stata quest’ultima a dimenticarsi di lui?
E come è possibile che una vita virtuale cancelli e faccia dimenticare la vita reale?
Era diventato il suo appartamento (e magari internet) il suo unico mondo, per scelta o per imposizione?

La storia di quest’uomo, come quella di molti altri che hanno fatto la sua stessa fine di morto e dimenticato, non la potremmo conoscere e quindi non possiamo trovare spiegazioni.
Ma rimane il fatto che non c’è nessuna spiegazione, o giustificazione, all’indifferenza verso la solitudine altrui.
Ci passiamo accanto, sfioriamo ogni giorno le vite di migliaia di persone, ci connettiamo con il mondo intero…e non ci accorgiamo di chi ci muore vicino.


13 thoughts on “Esitenze dimenticate

  1. L’episodio di cui narri è per me un incubo ricorrente, un pensiero che spesso mi tortura…Purtroppo si, purtroppo accade in questa nostra società evoluta dove ognuno vive per sè stesso, nella sua fortezza vuota…

    1. beh, non mi tortura ma ci ho pensato anche io a dire il vero.
      Purtroppo credo che a volte siamo anche noi ad isolarci dal mondo, soprattutto adesso che abbiamo il mondo in casa grazie al computer…ma non ci dobbiamo dimenticare della vita li fuori, quella vera.
      Ciao Lidia!

  2. Caro Manuel, le tue sono parole molto profonde dalle quali, forse a torto, ricavo un filo di angoscia per il mondo in cui viviamo. Stai ponendo domande molto pertinenti alle quali sarà difficile dare una risposta definitiva. Di certo è vera la tua affermazione secondo cui, fosse anche stato un uomo che, per propria scelta, aveva deciso di isolarsi dal resto del mondo, quel resto del mondo è rimasto indifferente davanti alla sua morte, anche a distanza di un tempo così lungo. In qualche modo, credo che alla base ci sia sempre quella diffidenza verso il prossimo di cui abbiamo parlato qualche mese fa, a causa della quale se uno sconosciuto ci offre il suo aiuto siamo anche capaci di rifiutarlo. Perché non si sa mai chi si ha di fronte….

    1. No, non sono angosciato, ma un po’ deluso forse…perché, come tu dici, purtroppo è vera e reale quella diffidenza che ci circonda.
      forse possiamo provare nel nostro piccolo a sconfiggere quelle barriere che noi stessi poniamo, magari non salverà il mondo ma aiuterà di certo noi stessi e chi ci circonda.
      ciao Fabio!

  3. Ammetto che è un incubo che mi spaventa assiduamente. Scomparire e chi ci piangerà e ritroverà? Questa storia è spaventosa, ma è segno dei nostri tempi dove sembra prevalere la solitudine e l’isolamento, la diffidenza e l’indifferenza, in barba ai principi di un’apparente società allargata. Ricorda una notizia accaduta qui in Italia la settimana scorsa, se non sbaglio. Una donna muore in spiaggia e la gente intorno a lei prosegue nelle proprie attività balneari, incurante di una vita spezzata di lì a qualche centimetro…

  4. Qui in paese…. da me siamo diecimila anime… mesi fa successe una tragedia simile, anche se ovviamente conoscendoci tutti il pover’uomo fu cercato dopo soli due giorni…
    Era un ragazzo di 40 anni, con una vita un po’ fuori dalle righe, pensa te in un paesino poi… cadde dalle scale (almeno così fu ricostruito dalla polizia) e si mise poi a letto con una bella ferita in testa… dagli esami morì per asfissia. fu ritrovato nel sul letto.
    ….. io credo che se ognuno di noi… tendesse la mano al vicino, al collega “strano”… tutta questa assurda solitudine forse… si potrebbe ammortizzare.
    … ma purtroppo è più facile rintanarsi e lasciare il mondo… fuori.

    1. Beh, diciamo che forse in una piccola comunità è più facile (io stesso ho vissuto in un paese di 100 anime), anche se poi li subentrano altri tipi di problemi, legati alla troppa intimità con tutti…
      Invece in città, nonostante siamo stipati come formiche, ci isoliamo sempre più. sempre più incuranti del prossimo…forse per timore?
      Comunque, come tu dici, si potrebbe iniziare nel nostro piccolo a fare qualcosa
      Grazie del passaggio e del bel commento

  5. Mi piacerebbe tornare a quei tempi in cui i vicini si facevano i fatti tuoi. Mi piacerebbe poter permettere a mia figlia di chiamare l’amichetta dal giardino come vorrebbe fare ma dall’altra parte la mamma non gradisce questa pratica rozza. Mi piacerebbe poter contare sul dirimpettaio perché quando mi sono fratturata il malleolo cadendo per le scale ed emettendo un urlo terrificante nemmeno è uscito… Mi piacerebbe essere meno spaventata dai rapporti con le persone ma so che questo è la conseguenza dell’individualismo spaventoso a cui siamo arrivati e che credo sia alla base della solitudine di chi non ce la fa a vivere rapporti umani simili.
    Ogni tanto scrivo commenti incomprensibili ma scritti di getto. rileggerli me li farebbe cancellare quindi invio senza pensarci troppo su.

    Buona settimana Manuel, ti abbraccio

    Dona

    1. si, effettivamente piacerebbe anche a me
      Ho vissuto in un paesino per qualche anno (1000 persone) e, anche se tutti si fanno i fatti degli altri, se devo scegliere preferisco quel tipo di rapporto e convivenza all’indifferenza di una grande città
      Buona settimana anche a te!

  6. Ciao Manuel…
    io vivo in un condominio dove ci sono parecchie anime..eppure è raro incontrare
    qualcuno che risponde al mio buongiorno…e difatti ho smesso di darlo…
    Mia figlia dice che son locca!
    E ha ragione.
    Credo sia proprio il fatto di non voler creare confidenze perchè dopo il buongiorno passi a una parola in più ed evidentemente c’è chi non vuole andare oltre.
    Questa è l’indifferenza…non la riservatezza.
    Per quanto riguarda certi episodi…beh, ieri mattina ho assistito ad una scena incredibile: un signore non vedente è stato lasciato lì sul marciapiede mentre una signora correva verso l’autobus indiferrente al bastone bianco…L’autista ha fermato l’autobus, è sceso ed ha aiutato il signore ad attraversare la strada, e ha pure rimproverato la signora…
    Questi piccoli episodi apparentemente distratti, accadono ogni giorno….

    mannaggia
    devo scappare… ci rileggiamo!

      1. quando ho scritto ero al lavoro..
        perdona il modo brusco!!!
        la parola giusta…l’essere umano è controverso…contraddittorio…e credo anche cattivo.
        Se leggiamo il web troviamo un sacco di cose positive…Fb ne è una gran vetrina ma anche tantissimi blog e mi vien da pensare che il mondo è fatto di persone buone, con buoni propositi e grande rispetto per l’altrui vite…
        beh, c’è qualcosa che non torna!!!

        Ciao Manuel…tenero!

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