Calci di rigore

Con il fine settimana scorso si è conclusa la stagione del calcio che conta, con le finali di Europa Leaugue, Champions e, per noi italiani, la finale di Coppa Italia.
Nessuna delle tre partite ci ha regalato la suspense della “lotteria dei rigori” che, se vissuta da tifoso, diventa uno snervante calvario.
Ma non è di calcio che voglio parlare…

Ho sempre pensato a cosa passa per la testa di un giocatore quando si appresta a tirare un calcio di rigore. Magari in una partita importante, un derby o una finale di coppa appunto, quando ha su di lui gli occhi puntati del pubblico presente, delle televisioni e a volte di milioni di persone sparse in tutto il mondo.
Il calcio di rigore dovrebbe essere facile da realizzare e, a parte la bravura-fortuna del portiere (che comunque parte da una situazione mentale vantaggiosa), è più difficile metterla fuori che segnare.
E allora, perché anche grandi campioni sbagliano o hanno sbagliato clamorosamente?

Mi chiedo se sia per quello che passa nella loro testa in quei frammenti di secondo prima del tiro: hanno paura di sbagliare? È l’emozione? Sono sicuri fino ad un attimo prima di calciare la palla e poi, inspiegabilmente, qualcosa va storto e contrario nei loro pensieri?
Non penso sia una questione di fortuna o sfortuna, mi viene più in mente quella stupida storiella che sentivamo da bambini, su quello che si butta da un grattacielo pensando tutto il tempo che sia una palla da tennis, ma alla fine pensa di essere un pomodoro e si sfracella al suolo.
Quanto è importante l’assetto mentale del giocatore in quel momento? La convinzione?
Molto dipende da quegli attimi, da quello che passa nel cervello e da come il giocatore riesce a gestire le emozioni e i pensieri.
Tutto, o quasi, dipende dalla testa: il gol è segnato prima nella mente che nella realtà.

E noi, come ci apprestiamo a calciare i calci di rigore che ci mette davanti la vita?
Nei problemi che incontriamo sul nostro cammino, nelle decisioni importanti, ma anche nella semplice quotidianità, nella vita di tutti i giorni.
Non avremmo la tensione di avere tutti gli occhi puntati su di noi, certo, ma abbiamo le nostre aspettative di vita…e non sono meno importanti.
Perché dovremmo essere pronti a prendere il meglio e insaccare la rete. Sempre!

E allora, come ci apprestiamo mentalmente a tirare i nostri calci di rigore?


15 thoughts on “Calci di rigore

  1. ..io non sono mai sicura di nulla!!!
    ..mannaggia!
    Questa tua bella metafora è una delle tante, tantissime altre.
    A volte pensi ” che dio ce la mandi buona!”
    …altre invece pensi d’aver sbagliato tiro prima ancora di calciare…
    lasci che la fortuna (?) ti dia una spintina e fai come i bambini…chiudono gli occhi quando vedono un ostacolo che gli si para davanti…
    Insomma quella punta di sano ottimismo ci vuole ..
    speriamo che me la cavo… 🙂 ecco!
    Ciao calciatore…ma tenero!

    1. grazie vento…
      sicuramente tutti, anche i giocatori, sbagliano perhcÈ attraversano periodi non buoni…siamo umani e non possiamo essere positivi, forti e decisi tutto il tempo (non vivremmo più così…), ma sapere che se riusciamo a trovare quella convinzione ci aiuta, beh, forse ne sbaglieremo sempre meno…;)

      1. No..una stordita cronica.Non sono i portieri (di calcio) a calciare i rigori.
        E poi ci lamentiamo quando dicono che le donne non capiscono niente di calcio 😉
        Epperforza!
        Buona giornata! 🙂

  2. Visualizzo sempre la palla in rete….poi mentre percorro la distanza che mi separa dal pallone, però poi in genere mi perdo a guardare l’increspatura che assumono al vento i corti fili d’erba del campo, ammirandone il colore verde brillante e la cura del taglio… 🙂

      1. Non so…non ricordo 🙂 … magari faccio amicizia con qualche giocatore e mi vado a prendere un caffè… 🙂

  3. Se posso mi preparo, e poi vado, confidando nelle mie risorse. Sono molto in ansia prima, ma poi quando “entro in campo”, sono concentrata e presente a me stessa. Mi calmo, e vado.
    Tempo fa ho dovuto parlare a un convegno, cosa che detesto. L’ansia a mille nei giorni precedenti, per non parlare del giorno stesso. La sala era piena, e io ero l’ultima della mattina. Un incubo. Poi quando sono salita sulla pedana e ho iniziato a parlare, mi sono calmata, ho capito che ce la potevo fare, e sono andata via liscia. Non sempre va liscia, ma comunque ho lo spirito del “sono in acqua e nuoto come posso. Poi ci penserò.”

    1. capisco la tensione, anche io ho dovuto fare cose del genere…ma ho imparato ad incoraggiarmi prima, a immaginarmi che tutto vada bene…aiuta (anche se il nervosimo non passa) e alla fine avresti voglia di rifarlo subito.
      E dovrebbe essere così per tutto, purtroppo, e spesso, le paure che ci creiamo dentro si ingrandiscono talmente tanto da bloccarci…e immancabilmente farci sbagliare…

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