– E adesso, che faccio?
Tommaso aveva le lacrime agli occhi, un mozzicone di sigaretta stretto tra le dita gialle, l’altra mano che frugava nervosamente tra i capelli.
– Non so cosa fare, credimi! Ho vissuto quest’incubo troppo a lungo, sono sfinito ormai…non posso continuare ad andare avanti così…
– Dai Tommy, non fare così …
Marco disse la cosa più banale che potesse dire, forse proprio perché, dopo quello che aveva sentito, anche lui era rimasto senza parole.
Gli passò una mano sulla spalla come a fargli coraggio, per fargli sentire che comunque gli era vicino
– Ho perso tutto, mi sembra di aver perso tutto, capisci? Ma non la amo più, mi rendo conto che il mio amore per lei è volato via, sbriciolato tra le mie stesse mani… non ci sono più io, ne lei adesso, ne tantomeno una vita insieme, anche se questo può far male da morire
A questo punto non ce la fece più a trattenere il pianto, che esplose forte e liberatorio, per quanto si sforzasse di reprimerlo dentro.
Marco guardava il suo amico disperarsi e si accorse di avere un groppo in gola, una pena immensa per una situazione che non avrebbe mai potuto immaginare. Si sentì anche in colpa per non aver capito subito quello che era successo, per aver fatto supposizioni errate, discutendone e scherzandone con gli altri colleghi al lavoro.
Perdere tutto, all’improvviso, una vita intera, il proprio passato e un futuro immaginato che purtroppo non ci sarà. Un destino beffardo e crudele che si incunea nelle vite per distruggerle, separarle, manipolarle, seguendo le trame e i disegni di chissà quale dio, incurante o soltanto demoniaco.
Tommaso continuava a piangere a dirotto. Lentamente tirò fuori dalla tasca dei suoi pantaloni il portafogli e lo aprì per prendere una foto sgualcita di sua moglie.
Bella, sorridente, luminosa e felice, come era un tempo, come non sarà mai più.
Roberta era sua moglie; Roberta era la sua vita, la sua futura famiglia, il suo regalo più grande, la gioia più immensa che abbia mai provato.
Roberta, aveva creduto, gli sarebbe rimasta affianco per sempre, la avrebbe vista donargli i suoi figli, la avrebbe vista invecchiare accanto a lui. Roberta sarebbe stata semplicemente il tutto, per il resto dei suoi giorni.
Adesso Roberta non c’era più.
Quella Roberta era scomparsa per sempre, anche se continuava a rimanergli vicino.
Un maledetto embolo la aveva colpita pochi mesi prima, all’improvviso, senza preavviso, senza spiegazioni e soprattutto senza un perché.
Quella dannata bolla di sangue che era corsa nelle sue vene seguendo chissà quali direzioni per arrivare ad esplodergli in testa.
Il terrore, il non sapere cosa fare, ansia e preoccupazione. Le sirene spiegate dell’ambulanza e un tragitto che sembrava allungarsi. Di corsa all’ospedale e subito dentro la sala operatoria.
I medici avevano fatto un miracolo, riuscendo ad estirparle quel dannato grumo, riuscendo a strappare a Tommaso la speranza che tutto fosse andato bene, che il peggio fosse destinato ad essere scacciato via come un incubo, dal quale risvegliarsi abbracciato di nuovo alla donna che amava.
Convalescenza, effetti collaterali, un rischio e una percentuale che diventano sempre più sicura probabilità.
E Roberta che torna, finalmente e ….
Che cosa è successo?
“sa, signor Debba, purtroppo i rischi di danni al cervello in una operazione come quella che ha dovuto subire sua moglie, ci sono e bla bla bla….” gli avevano detto i medici, come a discolparsi, a togliersi ogni responsabilità per quello che era successo.
E lasciando lui a dover convivere con il peggiore degli incubi immaginabili.
Roberta non c’era più, non era più lei.
Qualcosa era andato perduto per sempre, qualche pezzo della sua mente la aveva salutata per non tornare mai più.
Niente sarebbe mai stato come prima, il futuro tante volta immaginato da credrlo già presente non ci sarebbe stato; e i ricordi che adesso lei aveva del suo passato erano frutto della sua immaginazione.
Una vita cancellata, un’altra distrutta.
E parole senza senso, rabbia incontrollata e accanimento per rimanere aggrappata in una dimensione rasente la pazzia, la convinzione di non essere dioventata pazza, di non essere malata.
E poi occhi vuoti, pochi sorrisi, silenzi interminabili di una persona che lui non conosceva e che aveva preso il posto del suo amore.
Pochi attimi normali all’inizio lo fecero sperare di averla ritrovata.
Poi la desolante costatazione della cruda verità, una donna che non conosceva, un passato stravolto, un futuro inesistente.
Tommaso si strinse ancora la testa tra le mani
– e adesso, che faccio?
…lacrimuccia…
A quanti succede, a quanti! Mi ricordo, anni fa, di una signora che aveva il marito in quelle condizioni, da anni, che scrisse a un giornale sfogando tutta la sua solitudine e il suo dolore. Lei aveva adorato, che curava con dedizione e affetto, ma si sentiva tanto sola e… con tanta voglia di un nuovo amore.
Il giornalista – o la giornalista, non ricordo – che rispose, le consigliò di continuare a curare l’ex marito con tutto il suo affetto e la sua dedizione, ma di trovare anche lo spazio per un nuovo amore che andasse a colmare quel vuoto di chi, sotto quell’aspetto, ormai non c’era più.
Beh, anche io h preso spunto da una situazione reale di un’ex collega di lavoro. Purtroppo può capitare, ed È difficile pensare come ci si comporterebbe in una situazone del genere….
Anche l’amore più grande resosterebbe ad un colpo simile?