Come Quando Fuori Piove

smazzareMe lo insegnò mio padre per ricordarmi la scala dei valori al gioco delle carte

Mi è sempre piaciuto giocare: scopa, bazzica, mariaccia e briscola quando ero piccolo e d’estate passavo i pomeriggi a giocare con i nonni. Sette e mezzo, mercante in fiera e bestia sotto le feste di Natale. Poi crescendo il tressette, scala 40, pinacolo, poker…

Mi manca giocare dal vivo, come mi manca aspettare mio nonno che finisce le partite al circolo anziani del paese, prima del pranzo della domenica con tutta la famiglia riunita. Oppure i tornei organizzati con gli amici al villaggio vacanze. O ancora le partite al bar del paese, giocandosi giri su giri fino ad ubriacarsi e passando così i periodi di bassa stagione.

Ho sempre giocato più per il gusto del rito, per l’atmosfera, che per soldi o qualsiasi trofeo. Quando mi capita smazzo ancora con i miei, per ritrovarmi sempre a constatare che ho più culo di mia madre e un po meno di mio padre…dipende dalle sere.

Oramai mi sono dimenticato la metà se non più dei giochi, eppure mi manca quel rito, quell’incazzarsi per una mano andata male o quel gioire per una serata di una fortuna impossibile.

Mi mancano gli amici con cui condividere quelle serate, tra un bicchiere di qualcosa, due chiacchiere serie e discorsi scemi. Mi manca “studiare” l’avversario, notare le espressioni che a volte ti fanno capire se puoi bluffare o devi lasciare la mano. E poi i rituali, i riti propiziatori e quelli per invocare la fortuna: c’era quello che soffiava sulle carte prima di smazzarle e quello che bussava sul mazzo prima di pescare; chi si accendeva una sigaretta dietro l’altra quando le carte non giravano, e quello che fischiettava quando aveva in mano i punti; mio nonno che canticchiava sempre la stessa canzone inframezzata da “e mo’ che te do?”… E poi c’erano quelli che si fermavano a guardare, che giudicavano, che prendevano in giro, o che addirittura suggerivano le carte…

Non mi  interessa il giocare per soldi, anche perché in passato ho notato  che forse devo essere  più fortunato in amore, e mi starebbe anche  bene così …ma mi mancano le mie tradizioni: l’aria di paese, i vecchietti e gli amici al bar, lo smazzo della domenica mattina.

Ci sono ancora antichità del genere?

 

Per “fortuna” c’è internet, e quando sono annoiato, o solo quando ne ho voglia, mi faccio una partita in rete.

Soldi finti, di solito gioco a scala 40, che è forse il gioco che richiede meno tattica, ma solo una gran fortuna; e non essendoci quei gesti, quei segni di cui parlavo sopra, forse quello che si può anche giocare meglio virtualmente.

La grafica è buona, tavolo verde e caricature disegnate di uomini o donne seduti attorno:  praticamente sai contro quale sesso stai giocando, ma non conosci il viso, l’età. il nome o la provenienza.

Il gioco prevede anche la possibilità di una chat: a volte ci si scambia qualche commento, a volte qualche battuta; il più delle volte  viene riempita di insulti, se uno è troppo lento, oppure, e soprattutto, se uno ha una fortuna spaventosa.

Certo, quando le carte non ti vengono e gli altri ti chiudono davanti in due o tre mani (e con due o tre jolly) non è proprio piacevole…ma che soddisfazione c’è a dire di tutto all’avversario, ad aspettare i cinque secondi prima di chiudere una mano, per insultare e vantarsi a male parole?

Alcune volte rimango allibito…

Se ti connetti per giocare (e soprattutto se stai giocando cifre virtuali, manco fossero soldi veri) lo fai per divagarti o per dare libero sfogo alla tua repressione?

Da dietro una tastiera poi, e soprattutto contro persone con cui forse mai risiederai allo stesso tavolo (virtuale). Persone che non conosci, persone con cui forse ti comporteresti molto diversamente se giocassi una partita reale.

Perché al bar si gioca, si litiga e a volte si rischia anche la rissa, per una mano andata  a male. Ma quasi sempre si finisce con una sana bevuta, grasse risate e qualche ora in buona compagnia.

In internet ci si inventa troppo spesso una realtà diversa dal reale….dove ci reinventa persone diverse …


3 thoughts on “Come Quando Fuori Piove

  1. Internet e carte, brutto assortimento. Molto, molto meglio le vecchie e sane partite sul piccolo e sgangherato tavolino fuori dalla tenda del campeggio, dovendo parlare piano perché ormai e’ tardi e non si puo’ svegliare i vicini di piazzola. Aaahhhh, bei tempi.

    1. eh già, bei tempi, ma sono cambiati purtroppo.
      anche mio padre una volta scendeva al “baretto”sotto casa: adesso lo gestiscono cinesi, ci sono le slot-machine e mio padre gioca al computer…

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