Pawel non stava più nella pelle, non riusciva quasi a crederci. Negli ultimi giorni non era riuscito neanche a dormire pensando che quello che aveva atteso, per così tanto tempo, si stava finalmente avverando.Tanto, troppo tempo. Passato lontano a cercare fortuna., a farsi una vita.
Quasi due anni lontano da casa, lontano dai suoi affetti, da sua moglie, suo figlio. Lontano dalla sua terra, dalla sua lingua, usanze, cibi e costumi. Anni di sacrifici, umiliazioni e bocconi amari da mandare giù. I lavori più umili per cominciare a racimolare qualche soldo, per iniziare dal gradino più basso, quasi a mangiare gli avanzi di quella Nazione che lo aveva ospitato.
Nazione del nord Europa, ricca e sprecona, così lontana da quella in cui era nato e cresciuto, quando ancora tutto si riconduceva alla madre Russia…
E così avanti, rimboccarsi le maniche e chinare la testa a quella Danimarca che lo ospitava, quasi controvoglia.
Pulirle i centri commerciali tirandoli a lustro come specchietti per allodole vanitose che potevano permettersi di comprare cose e vestiti inutili.
Consegnarle, nel cuore della notte, giornali e pubblicità che finivano immancabilmente a riempire bidoni e cestini.
Ripulirle addirittura le strade, i parchi, gli stadi dopo i concerti, le partite, le giornate di festa e i fine settimana, riciclando lattine e bottiglie. Ore passate a chiedere quasi l’elemosina a quei gradassi ubriachi e bambini viziati, solo per riempire quattro sacchi e arrotondare lo stipendio.
Quasi due anni di stenti, cercando di risparmiare il più possibile su tutto: sulla spesa, sui vestiti, sul posto dove dormire, una casa da dividere con altri cercatori d’oro e di fortuna come lui.
Ma ne era valsa la pena, pensava adesso che, quello per cui aveva tanto lavorato e sofferto, era così vicino da poterlo già assaporare. Tornare a casa, prendere la sua famiglia, le sue cose, e tornare a vivere dove, almeno suo figlio, avrebbe avuto un futuro sereno. E sicuro.
Trovò, tramite internet, l’annuncio di un suo connazionale che cercava passeggeri per dividere il viaggio e le spese. Perché no, pensò
Si ritrovarono in 5 alla partenza, sconosciuti tra di loro, uniti sola dalla lingua, dalla voglia di tornare a casa il prima possibile, e quella di risparmiare i soldi di un biglietto aereo. Pawel e gli altri passeggeri non sapevano che Piotr, il conducente, aveva bevuto.
Quel pazzo inverno ci mise il resto,
Due dita di neve in Germania si tramutarono prima in fangosa poltiglia e poi in subdolo ghiaccio. La macchina lanciata veloce perse prima aderenza, poi una portiera, ed infine, ribaltandosi, Piotr e via via tutti gli altri.
Silenzio di tomba. Silenzio e domande senza risposta , su chi deve andare e chi no…
una storia toccante, come ce ne sono molte oggi. Vite di stenti e sacrifici per guadagnare qualcosa e per essere accettati. Prima o poi scrivo anche io la storia di questa gente, del loro coraggio e determinazione. Cose che pochi conoscono, perché li tengono lontani. Spero che il futuro cambi anche per loro.
Cose che pochi conoscono, perchè non vogliono sapere, direi.
Abbiamo sempre l’idea che queste storie sono da ricamare addosso ad africani ed asiatici, senza pensare che ci sono situazioni di povertÀ anche alle porte dell’Italia. Ho lavorato con molte persone provenienti dall’ex blocco sovietico, alcui di loro grandi da raccontarmi il prima e il dopo. E allora ti rendi conto della fortuna che abbiamo avuto noi (tra parentesi svelti a dimenticarsi di essere stati emigranti , e veloci a chiudere gli occhi su chi lo è adesso) e la fortuna che stanno cercando loro…
Storie e situazioni alle porte d’Europa…d’Italia, ma anche al nostro interno. Storie troppo spesso “sconosciute”…dimenticate perchè scomode, fastidiose, non in linea con l’idea e l’opinione generale che si vuole dare: quella di un Paese ricoo, all’avanguardia e senza problemi.