C’hanno lasciato fare i rave….

raveQuella traccia era un treno, partita da lontano e adesso giunta ad investire tutti. Con forza e velocità.
L’energia della musica, vomitata fuori dal potente impianto, si alimentava delle braccia alzate e delle grida violente del popolo dei ravers.
Sopra la platea, una massa ondeggiante di teste, i laser disegnavano strane ed incombenti figure, equilibri precari nel fumo sparato dai cannoni sotto la console.
Le casse lanciavano i bassi come armeria pesante che esplodeva direttamente nello stomaco.
Tutto era movimento, sinergica energia, ballo sfrenato. Estasi.
La notte incombeva sulle nostre teste. La notte era ancora lunga, sembrava senza fine.
Il prato, seviziato da due giorni di festa, emanava il fetore dell’alcool versato, della plastica bruciata dei falò. Attorno, il bosco e i cespugli erano le latrine, il luogo dove espletare i bisogni fisici e appagare quelli sessuali.
L’aria era intrisa del fumo, di sigarette e canne, e del sudore della massa che continuava a ballare, saltare, trasportata dal tappeto sbattuto di suoni elettrici e percussioni. Che crescevano e correvano ancora, verso una fine ancora lontana.
E le droghe correvano libere anche esse, di mano in mano, di bocca in bocca. Nelle vene, nel naso.
Occhi dilatati e movimenti convulsi, oppure solo immaginati; costruzioni mentali fittizie in un mondo distorto e magico a suo modo.
Per molti, per tutti.

La traccia è adesso al suo apice, le luci sparano luce abbagliante. Tutto rimane per un momento sospeso… la visione svanisce
Mi sveglio dal sogno ad occhi aperti, ricatapultato nella odierna realtà.

Mi chiedo: cosa rimane di quel tempo? Cosa rimane di tutti quei corpi, quelle ore, giorni, persi nello sballo?
E dove saranno tutte quelle facce, quegli occhi che ho incontrato? chi è stato solo e chi ancora è?
Perché me lo chiedo?

Non erano amici, forse solo compagni di sventura. Che come me si credevano liberi.Ci credevamo ribelli, reazionari indomiti contro la piatta società.
Ci hanno lasciato fare i rave. Ci hanno lasciato distruggere, annullare a suon di techno e pasticche.
Pensavamo di muoverci nell’illegalità, quando tutto era deciso. Tutto era scritto e pianificato.
Come tutte le generazioni siamo stati usati, al servizio di un potere che ci doveva dare qualcosa per farci stare buoni.
E ci hanno lasciato fare. Illudendoci di essere liberi. (il coniglio bianco nel cilindro, il trucco è riuscito ancora una volta…)
Come le generazioni prima di noi, contro uno stato e una società che continua a gestire i fili di tanti piccoli burattini nelle loro mani. Le mani dei potenti.
Resta il rammarico e l’amara constatazione di una gioventù bruciata da droghe fatte apposta a farci fondere il cervello. E lasciate circolare liberamente.
Resta il rammarico di aver fatto parte di una ribellione senza ideali, se non quelli di uno sballo continuo. E della mente in vacanza.
Facevamo comodo a qualcuno che doveva incanalare la rabbia dei tanti, lontano dai posti e dai luoghi che potessero far vacillare le loro comode poltrone.
Come hanno fatto comodo gli anni di piombo prima: lasciare che ragazzi si uccidessero l’un l’altro in nome di ideologie estreme.
Come ha fatto comodo l’eroina, lasciando che si diffondesse attraverso mani ben oleate.
Fino a quando tutto va bene. Seguire le decisioni prese anni prima. Massoneria e cene eleganti.
E quando non serviamo più. Beh, basta toglierci il nostro giocattolino…
Gli anni di piombo sono finiti da un pezzo, i ragazzi di oggi non leggono più il “Mein kampf” o “Il Capitale”.
L’eroina soppiantata da cocaina sempre più a buon mercato e facile da trovare. E ragazzini sempre meno ragazzini…
Limiti ad alcool e droghe, eccessi di velocità e vita notturna. Adesso si tessera anche il tifoso.
La ribellione non serve più. Non facciamo più paura…
Forse hanno capito che adesso basta darci il “Grande Fratello” e qualche altro reality show per farci stare buoni…
E che non si interrompa il campionato di calcio…


6 thoughts on “C’hanno lasciato fare i rave….

  1. Ho letto le prime righe e non m’ispirava… avrei lasciato, se tutti quei like non mi avessero convinto che doveva essere qualcosa di valido, che colpiva, e sono andata avanti: e meno male!

    Complimenti, anche se la realtà tristissima – e vera – che descrivi m’ha rattristato un bel po’.

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