La foto è presa da internet ed è superfluo dire che mi sembra una bella iniziativa.
Proprio l’altro giorno parlavo con la mia compagna di questo. Lei lavora part-time in un fast-food (di quelli conosciuti a livello mondiale) e mi spiegava come funziona in “cucina”: prima e durante il servizio vengono preparati i diversi hamburger per affrontare una ipotetica domanda futura, soprattutto per le offerte del giorno; i panini sono messi in stand-by e dopo una manciata di minuti (dai 3 ai 6 circa) non corrispondendo più ai livelli qualitativi desiderati e imposti dal marchio, vengono buttati nella spazzatura. Ogni giorno, mi diceva, gettano via quantità industriali di cibo, diciamo così, ancora buono.
Io stesso ho lavorato alcuni anni nei ristoranti e conosco lo spreco di cibo in questo settore. Un mio amico, solo per fare un altro esempio, ha un panificio-pizzeria a Copenhagen, e ogni sera la donna della pulizie getta via tutto il pane/pizza avanzato.
Quanto spreco? Quanto, noi stessi, gettiamo ogni giorno nel bidone della spazzatura quando farebbe comodo a molte persone? E proprio in questo momento, non dobbiamo pensare solo all’Africa o ai paesi del terzo mondo, non dobbiamo andare così lontano per trovare persone che hanno bisogno di cibo, o di vestiti. Basta guardarsi attorno…
Qualche anno fa, nell’azienda dove lavoravo, una grande quantità di vestiario del valore di alcune centinaia di migliaia di euro, avendo un difetto di fabbrica, e quindi non potendo essere immessa sul mercato, è stata bruciata perché, per mandarla nei “paesi poveri”, l’azienda avrebbe dovuto pagare le tasse alle autorità danesi.
D’altra parte, era inammissibile poter vedere girare nei paesi di mercato della stessa marca, senza-tetto o poveracci con addosso un capo di vestiario con un minimo difetto di fabbrica…
Viviamo in un mondo che produce e distrugge il superfluo per costringerci a comprare e spendere di più, e fregandosene di chi non può arrivare ad ottenere le cose che noi stessi gettiamo via.
Forse, per aiutare gli altri, non serve fare una minima donazione ad enti umanitari, a meno che non serva solo a farci sentire meno colpevoli).
Forse basterebbe aprire gli occhi e guardarsi attorno.
Sono d’accordo, con i tempi che corrono è sufficiente guardarsi attorno per vedere persone in difficoltà e bisognose anche di cibo. Personalmente ho lavorato diversi anni in una catena di ipermercati molto nota in Italia ed anche li a fine giornata si buttava via di tutto ( per motivi indecenti ) piuttosto che donare a chi aveva bisogno. Bastava che una confezione di crackers era lievemente danneggiata che si buttava l’intero contenuto . . . tanto per dirne una.
Un saluto
Esatto! ma non solo di cibo, soprattutto adesso ci sono molti bisognosi di qualsiasi cosa , Per fortuna vedo, almeno qui in Svezia, il ritorno all’usato o al baratto (ci sono pagine su facebook) o addirittura parecchia gente che regala cose (arredamento, vestiario, articoli elettrici…) invece di buttarle via. Che sia un modo per combattere il consumismo sfrenato ? d’altronde non siamo più negli ani 80 o 90…
ciao, un saluto a te
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